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mercoledì, marzo 15, 2006

Politica. Il confronto TV Prodi - Berlusconi.

Da Repubblica.it.

Pacato, senza colpi di teatro, o siparietti semicomici. Ma tra Prodi e Berlusconi è stato scontro totale. Dalle tasse alle grandi opere, dagli immigrati all'euro, dalla concertazione al conflitto di interessi. Grandi assenti dal dibattito, i fatti di Milano e il caso Storace, la devolution e la giustizia. La strategia comunicativa di Berlusconi è chiara sin dall'inizio. Il Cavaliere evita di usare la parola comunisti, ma introduce le sue repliche accusando sempre l'avversario di dire menzogne e di mistificare la realtà. Prodi, invece, insiste nel segnalare puntigliosamente quello che a suo parere è il fallimento dell'operato dell'esecutivo in carica. Il risultato è un confronto aspro, che si accende anche sul piano personale intorno alla metà della trasmissione, quando il Professore si rivolge direttamente a Berlusconi (che lo aveva definito un uomo di facciata) intimandogli di "avere più rispetto". E che si nutre, via via che incalzano le domande di Roberto Napoletano e Marcello Sorgi di parole forti, come l'accusa di "spudoratezza" rivolta spesso dal capo del governo all'altro candidato. L'impressione è che nella prima parte il premier abbia ripetuto troppe volte, sempre e comunque, l'accusa a Prodi "di ribaltare la realtà"; e che il Professore abbia troppo indugiato nel ricordare le buone cose fatte dai governo dell'Ulivo in passato. Una tendenza ridimensionata da entrambi i contendenti nella seconda parte del programma, nella quale la bilancia è parsa comunque pesare dalla parte del capo dell'opposizione, più rilassato e pungente. Prova ne sia il passaggio conclusivo, nel quale il presidente del Consiglio si è lamentato di "non essere riuscito a spiegare bene" le cose che voleva dire.
Ma alla fine - al di là della "pagella" ai leader - se il confronto doveva servire a orientare le scelte di chi è indeciso, restano i contenuti dei passaggi politici. Vediamoli in sintesi. Tasse e conti pubblici La prima domanda rivolta ai candidati è sulle tasse. Romano Prodi conferma che l'Unione al governo abbasserà di cinque punti il cuneo fiscale. E assicura che i calcoli sul reperimento dei fondi per diminuire le tasse sul lavoro "sono stati fatti con precisione", rimodulando allo scopo le attuali leggi sul lavoro precario e "senza toccare affatto le pensioni". Il presidente del Consiglio replica che sulla questione "la coalizione non è d'accordo". Poi il Cavaliere, dopo aver ricordato che "è stata la Cdl ad abbassare le tasse", dice i conti pubblici ("promossi proprio oggi dall'Ecofin") sono stati rimessi in sesto da lui dopo il disastro ereditato dalla sinistra. Una affermazione contestata da Prodi: "Alla fine partirà da Garibaldi, con questa mania di attribuire ai governi passati ogni cosa". Lo stesso leader dell'Unione, in conclusione, tornerà all'attacco: "Berlusconi vuole scrivere lui il nostro programma, ma noi non metteremo nuove tasse. Solo lavoreremo per un fisco più giusto" Euro e prezzi Duro lo scontro sulla moneta unica. Prodi ha accusato il governo di non aver fatto nulla per calmierare i prezzi, mentre il premier ha replicato che "l'esecutivo ha lavorato bene sul contenimento della inflazione". Poi l'affondo del Professore: "Volevate il cambio a 1.500 lire, così il Paese sarebbe affondato". L'immigrazione Il botta e risposta è serrato. Per Berlusconi le file di queste ore agli uffici postali sono la prova che la politica del governo funziona, perchè i clandestini si regolarizzano. Replica del Professore: "Non avete programmato nulla, ecco i risultati. E non avete saputo fare una politica seria di dialogo con le imprese sul tema dell'immigrazione". Controreplica del capo del governo: "Questi sono i clandestini che sono arrivati con il vostro governo, quando avete spalancato le porte". Le grandi opere e la scuola. Sulle infrastrutture Prodi rimprovera al governo di non aver finito "nulla o quasi nulla di ciò che ha cominciato", mentre il Cavaliere ha accusato la sinistra di non volere nessuna grande opera, "dal Mose alla Tav". Nella sua replica il Professore ha posto una questione di metodo: "Finiremo le opere iniziate, e ne faremo altre, ma cercando l'accordo con le realtà interessate". Poi, lo scontro sulla scuola e sulle riforme. A Berlusconi che ha difeso la riforma Moratti, Prodi ha replicato che è assurdo far decidere a tredici anni il proprio percorso formativo. E i due si sono confrontati anche sulle scuole tecniche: "Noi le sosteniamo", ha detto il premier; "Al contrario, stanno chiudendo". Il conflitto di interessi Uno dei passaggi più vivaci del dibattito. Il premier ha ribadito di non sentire il peso del conflitto, che le sue televisioni sono equilibrate e non attaccano mai la sinistra e ha ricordato di essere uscito "solo quattro volte" dalla sala del Consiglio dei ministri quando si doveva decidere di cose che riguardavo sui interessi. "Quattro volte è una enormità", ha replicato il leader dell'Unione, ricordando che il conflitto di interessi è "regolato severamente in tutti i paesi del mondo". Nelle repliche Berlusconi è tornato sulle accuse alle coop e alla sinistra ("E' lì il vero conflitto tra aziende e politica"), mentre Prodi gli ha risposto, polemicamente, che le sue liste parlamentari sono piene di "uomini-azienda". La concertazione. Argomento caldo, con Prodi che insiste sul metodo del dialogo: "Il Paese si cambia solo con il dialogo, sempre prima il dialogo, e poi la decisione". Berlusconi replica sostenendo che il suo governo ha cercato a lungo il confronto con i sindacati, ma "che si è trovato davanti a un muro". La prova, per il Cavaliere, è che gli scioperi fatti in questi anni sono stati tutti politici". Gli appelli finali. Tocca per primo a Berlusconi, che spende oltre un minuto per dirsi "dispiaciuto di non aver potuto spiegare bene, con questo tipo di regole, le cose che aveva da dire agli italiani". Poi conclude dicendo che il 9 aprile non si confronteranno lui e Prodi, ma due diverse visioni dell'Italia, "quella della libertà e dello Stato leggero" e dall'altra parte "quella dei partiti che vengono da una vecchia ideologia". Prodi conclude dicendo di essere anch'egli "per lo Stato leggero", ma ricordando che "Berlusconi ha aumentato perfino i dipendenti di Palazzo Chigi". Quindi lo slogan: "l'Italia ce la farà ad andare forte del mondo, e così sarà possibile organizzare anche un po' di felicità per noi".