Politica e finanza. Intervista a Giovanni Consorte: "Ecco la mia verità"
Da: unita.it
Giovanni Consorte, l’indagato “rosso” , il sospettato numero uno per aver portato le cooperative accanto ai “furbetti” impresentabili delle scalate d’estate, il manager che vuole prendersi la Bnl turbando i sonni di Luigi Abete, se ne sta nel suo ufficio a Bologna. Cosa sta facendo? «Sto leggendo l’ordinanza della dottoressa Forleo...».
Beh, naturale, lei è indagato, si sta informando... «Piano con le parole: non ho ancora ricevuto nulla, neanche una cartolina. Ho appreso tutto dai giornali. L’ordinanza l’ho scaricata da Repubblica.it: su 56 pagine ho contato 18 righe dedicate a me e a Sacchetti».
Sono giornate pesanti per il manager dell’Unipol, che per la verità non è solo un manager. È qualche cosa di più: è l’uomo della finanza, che ha portato le cooperative a giocare in campi diversi dal passato, in quelli del potere economico, a sedere nei consigli di amministrazione che contano nel paese. Consorte, ad esempio, è consigliere di Telecom Italia, accanto a Marco Tronchetti Provera. Chicco Gnutti - definito su Repubblica «un capitalista straccione», - socio di Unipol nell’Hopa, definita la «bicamerale degli affari», è importante azionista di Olimpia, che controlla Telecom, e siede nel consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi di Siena. La piccola Unipol, però, ne ha fatta di strada. Con Consorte, piaccia o no, è diventata un gigante delle assicurazioni e della finanza. Ah la finanza, parola tremenda per la sinistra, come se fosse il diavolo, simbolo evocativo del capitale speculativo-aggressivo-sfruttatore, e chiunque si avvicini ad essa viene purtroppo contagiato. Può oggi una società controllata dalle cooperative, ma quotata in Borsa, quindi aperta all’influenza del mercato dei capitali e alla concorrenza, restare estranea alla finanza? Nemmeno per sogno.
Lo sa, che nei ds ci sono divisioni sull’azione dell’Unipol e sul suo comportamento? «Mi dispiace. Ma non mi sono mai interessato agli scontri tra la destra e la sinistra dei ds. Nè mi interessano le eventuali strumentalizzazioni di questi giorni. Io sono il responsabile di un’impresa importante che cerca di avere una risposta: dopo cinque mesi vorrei sapere se l’Unipol può comprare la Bnl. Mi dicano sì o no e la facciamo finita».
Ma anche se le Autorità dicessero sì o no all’Opa sulla banca di Abete, la partita non sarebbe finita per niente. Anzi, in caso positivo, se l’Unipol si prendesse la Bnl, inizierebbe tutta un’altra partita, bancaria, finanziaria, ci permettiamo di dire: di potere. Oggi in Italia le banche e i mezzi di informazione sono gli strumenti del consenso e del comando. Se una banca delle dimensioni e del radicamento territoriale della Bnl, purtroppo reduce da anni di deludende gestione nelle mani di Abete, passasse al mondo cooperativo non c’è alcun dubbio che ci sarebbe qualche salotto in più e si respirerebbe una ventata di aria fresca. Se i giornali confindustriali invitano le cooperative a occuparsi di supermercati e non di banche, una ragione ci sarà.
Ma oggi la difficoltà vera è la posizione di Consorte. «Concorso in aggiotaggio», «aggiotaggio informativo», sono le accuse delle Procure di Milano e di Roma. Lei ha preso i soldi da Fiorani e li ha usati per investirli in Borsa. «Ho già chiarito in un comunicato la natura di quei fondi e di quegli investimenti: adesso sto ricostruendo operazione per operazione, numero per numero, così risponderò a chi sarà interessato a conoscere. Non c’è nulla di illecito. E visto che nessun si è interessato alla mia precisazione, mi comprerò delle pagine di pubblicità sui giornali per rendere nota la mia posizione». Sono proprio i legami con Fiorani ad avere suscitato l’interesse dei magistrati, in relazione alla scalata Antonveneta, la madre di tutti i guai.Il gioco è pesante: chi ha concertato, senza dichiararlo pubblicamente, la conquista di Antonveneta, con «complicità istituzionali» come dicono i magistrati, finisce dritto dritto nelle inchieste di Milano e di Roma. Pare di capire che le procure vorrebbero conoscere perchè mai Unipol è andata a comprare azioni Antonveneta nell’ultimo giorno utile prima dell’assemblea di Padova e poi ha votato con la cordata di Fiorani. «Perchè volevo difendere gli interessi dell’Unipol in Antonveneta: mi avevano promesso un accordo per la vendita delle nostre polizze e invece mi hanno preso in giro, scegliendo il Lloyd adriatico. E io che cosa dovevo fare? Prendere sberle, stare buono e far finta di niente? Nemmeno per sogno: ho comprato le azioni, informando prima la Consob, e ho votato in assemblea».
Lei ha «concertato» con Fiorani? «No». Lei voleva scalare il Corriere della Sera? «No. Lo hanno scritto tutta l’estate, anche se abbiamo sempre detto che c’entravamo niente: finalmente adesso si sono accorti che Unipol non ha mai comprato un’azione Rcs». Le cooperative possono rinunciare alla Bnl? «No, i consigli dell’Unipol e della Holmo, i nostri azionsiti di controllo, hanno confermato il loro impegno e la loro fiducia. Non abbiamo avviato questa iniziativa per gioco. È un’operazione importante».
E gli alleati stranieri sono in fuga? «Nemmeno per sogno, sono più motivati che mai e anche un po’ incavolati. I giapponesi della Nomura sono indignati del fatto che la nostra offerta non abbia ancora ricevuto una risposta finale dalle Autorità, mi hanno detto che lo faranno presente all’ambasciatore di Tokio a Roma».
Cosa sarà del presidente dell’Unipol? Sopravviverà alla bufera, continuerà ad avere la fiducia dei suoi azionisti, delle cooperative?«Sono un manager, rispondo al consiglio di amministrazione, agli azionisti. Le cooperative sono composte da gente seria e responsabile, la campagna politica e di stampa scatenata contro l’Unipol è indegna». Su questo non ci piove: se la sinistra si è aperta negli anni alla cultura del mercato è anche per merito delle cooperative, della loro sensibilità sociale, dei loro investimenti, del loro lavoro. Sono imprese serie, che non minacciano licenziamenti per avere i soldi dallo Stato.
Consorte, e adesso che succede? «Niente, che deve succedere? Anzi mi è venuta fame, vado a mangiare».
Giovanni Consorte, l’indagato “rosso” , il sospettato numero uno per aver portato le cooperative accanto ai “furbetti” impresentabili delle scalate d’estate, il manager che vuole prendersi la Bnl turbando i sonni di Luigi Abete, se ne sta nel suo ufficio a Bologna. Cosa sta facendo? «Sto leggendo l’ordinanza della dottoressa Forleo...».
Beh, naturale, lei è indagato, si sta informando... «Piano con le parole: non ho ancora ricevuto nulla, neanche una cartolina. Ho appreso tutto dai giornali. L’ordinanza l’ho scaricata da Repubblica.it: su 56 pagine ho contato 18 righe dedicate a me e a Sacchetti».
Sono giornate pesanti per il manager dell’Unipol, che per la verità non è solo un manager. È qualche cosa di più: è l’uomo della finanza, che ha portato le cooperative a giocare in campi diversi dal passato, in quelli del potere economico, a sedere nei consigli di amministrazione che contano nel paese. Consorte, ad esempio, è consigliere di Telecom Italia, accanto a Marco Tronchetti Provera. Chicco Gnutti - definito su Repubblica «un capitalista straccione», - socio di Unipol nell’Hopa, definita la «bicamerale degli affari», è importante azionista di Olimpia, che controlla Telecom, e siede nel consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi di Siena. La piccola Unipol, però, ne ha fatta di strada. Con Consorte, piaccia o no, è diventata un gigante delle assicurazioni e della finanza. Ah la finanza, parola tremenda per la sinistra, come se fosse il diavolo, simbolo evocativo del capitale speculativo-aggressivo-sfruttatore, e chiunque si avvicini ad essa viene purtroppo contagiato. Può oggi una società controllata dalle cooperative, ma quotata in Borsa, quindi aperta all’influenza del mercato dei capitali e alla concorrenza, restare estranea alla finanza? Nemmeno per sogno.
Lo sa, che nei ds ci sono divisioni sull’azione dell’Unipol e sul suo comportamento? «Mi dispiace. Ma non mi sono mai interessato agli scontri tra la destra e la sinistra dei ds. Nè mi interessano le eventuali strumentalizzazioni di questi giorni. Io sono il responsabile di un’impresa importante che cerca di avere una risposta: dopo cinque mesi vorrei sapere se l’Unipol può comprare la Bnl. Mi dicano sì o no e la facciamo finita».
Ma anche se le Autorità dicessero sì o no all’Opa sulla banca di Abete, la partita non sarebbe finita per niente. Anzi, in caso positivo, se l’Unipol si prendesse la Bnl, inizierebbe tutta un’altra partita, bancaria, finanziaria, ci permettiamo di dire: di potere. Oggi in Italia le banche e i mezzi di informazione sono gli strumenti del consenso e del comando. Se una banca delle dimensioni e del radicamento territoriale della Bnl, purtroppo reduce da anni di deludende gestione nelle mani di Abete, passasse al mondo cooperativo non c’è alcun dubbio che ci sarebbe qualche salotto in più e si respirerebbe una ventata di aria fresca. Se i giornali confindustriali invitano le cooperative a occuparsi di supermercati e non di banche, una ragione ci sarà.
Ma oggi la difficoltà vera è la posizione di Consorte. «Concorso in aggiotaggio», «aggiotaggio informativo», sono le accuse delle Procure di Milano e di Roma. Lei ha preso i soldi da Fiorani e li ha usati per investirli in Borsa. «Ho già chiarito in un comunicato la natura di quei fondi e di quegli investimenti: adesso sto ricostruendo operazione per operazione, numero per numero, così risponderò a chi sarà interessato a conoscere. Non c’è nulla di illecito. E visto che nessun si è interessato alla mia precisazione, mi comprerò delle pagine di pubblicità sui giornali per rendere nota la mia posizione». Sono proprio i legami con Fiorani ad avere suscitato l’interesse dei magistrati, in relazione alla scalata Antonveneta, la madre di tutti i guai.Il gioco è pesante: chi ha concertato, senza dichiararlo pubblicamente, la conquista di Antonveneta, con «complicità istituzionali» come dicono i magistrati, finisce dritto dritto nelle inchieste di Milano e di Roma. Pare di capire che le procure vorrebbero conoscere perchè mai Unipol è andata a comprare azioni Antonveneta nell’ultimo giorno utile prima dell’assemblea di Padova e poi ha votato con la cordata di Fiorani. «Perchè volevo difendere gli interessi dell’Unipol in Antonveneta: mi avevano promesso un accordo per la vendita delle nostre polizze e invece mi hanno preso in giro, scegliendo il Lloyd adriatico. E io che cosa dovevo fare? Prendere sberle, stare buono e far finta di niente? Nemmeno per sogno: ho comprato le azioni, informando prima la Consob, e ho votato in assemblea».
Lei ha «concertato» con Fiorani? «No». Lei voleva scalare il Corriere della Sera? «No. Lo hanno scritto tutta l’estate, anche se abbiamo sempre detto che c’entravamo niente: finalmente adesso si sono accorti che Unipol non ha mai comprato un’azione Rcs». Le cooperative possono rinunciare alla Bnl? «No, i consigli dell’Unipol e della Holmo, i nostri azionsiti di controllo, hanno confermato il loro impegno e la loro fiducia. Non abbiamo avviato questa iniziativa per gioco. È un’operazione importante».
E gli alleati stranieri sono in fuga? «Nemmeno per sogno, sono più motivati che mai e anche un po’ incavolati. I giapponesi della Nomura sono indignati del fatto che la nostra offerta non abbia ancora ricevuto una risposta finale dalle Autorità, mi hanno detto che lo faranno presente all’ambasciatore di Tokio a Roma».
Cosa sarà del presidente dell’Unipol? Sopravviverà alla bufera, continuerà ad avere la fiducia dei suoi azionisti, delle cooperative?«Sono un manager, rispondo al consiglio di amministrazione, agli azionisti. Le cooperative sono composte da gente seria e responsabile, la campagna politica e di stampa scatenata contro l’Unipol è indegna». Su questo non ci piove: se la sinistra si è aperta negli anni alla cultura del mercato è anche per merito delle cooperative, della loro sensibilità sociale, dei loro investimenti, del loro lavoro. Sono imprese serie, che non minacciano licenziamenti per avere i soldi dallo Stato.
Consorte, e adesso che succede? «Niente, che deve succedere? Anzi mi è venuta fame, vado a mangiare».