Politica e Finanza. Interrogatorio - Fiorani dice tutto: "Avevamo coperture politiche"
Da: finanza.repubblica.it
Gianpiero Fiorani è un fiume in piena. Il procuratore aggiunto Francesco Greco alle 10 di mattina si presentano a San Vittore. L'obiettivo è chiaro: costringere Fiorani a bruciarsi i ponti alle spalle, a tradurre in rivelazioni concrete le promesse fatte nel primo verbale: l'impegno non solo di riportare in Italia i soldi, ma di fare finalmente chiarezza sulle sue operazioni, sui suoi complici, sui suoi protettori. E Fiorani non delude le aspettative. Per undici ore filate, nella saletta al pianterreno del carcere, vuota il sacco. Su più di un passaggio inchioda il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio alle sue responsabilità. Ma si spinge anche più in là. Mette a verbale molti nomi che i pm si aspettavano di sentire. Ma anche nomi nuovi, inattesi e clamorosi. Verbale, naturalmente, secretato. "Avevamo coperture politiche e giudiziarie ad altissimo livello". Questo dichiara Fiorani al giudice preliminare Clementina Forleo e ai pubblici ministeri. Fiorani rivela i nomi delle talpe che spiavano i magistrati per conto della Popolare di Lodi, di chi faceva sapere quali telefoni erano intercettati e quali no. Si parla di Tarolli e Grillo, i parlamentari di fiducia di Fazio. Certo, si domanda di Stefano Ricucci ed Emilio Gnutti, compagni di scorribande. Ma i pm hanno un'idea precisa e Fiorani la conferma in pieno durante gli interrogatori: c'era un accordo con Fazio per scalare Antonveneta. Non solo. Il rapporto durava da tempo. Il punto chiave, però, per l'accusa è un altro. E Fiorani ancora una volta risponde "sì". Fazio non si sarebbe messo così totalmente in gioco per amicizia dei "furbetti del quartierino".
Macché, spiega l'uomo di Lodi, c'era qualcuno più in alto, in grado di esercitare pressioni su Fazio. Qualcuno che avrebbe avuto interesse alla difesa dell'italianità delle banche non solo per ragioni ideali, ma anche per potersi servire dell'appoggio di Lodi per compiere altre operazioni. Una in particolare: la scalata a Rcs, il gruppo che controlla il Corriere della Sera. I pm chiedono conto a Fiorani di decine di episodi. Di colloqui telefonici intercettati. Ma su uno si soffermano in particolare: è mezzanotte e dodici minuti del 12 luglio. E' la notte del "bacio in fronte" di Fiorani al governatore Fazio, che ha appena messo la firma per l'Opa su Antonveneta. Al tavolo di un ristorante di Valeggio sul Mincio, Emilio Gnutti è seduto con il premier Berlusconi. Chiuso il telefono con il governatore, Fiorani chiama Gnutti, gli racconta dell'ok tanto atteso, parla con il Cavaliere. Gnutti è un fiume in piena e rivela a Fiorani: "Ho sentito il presidente commosso della cosa, gli ho detto che andremo avanti con Rcs e che ci deve dare una mano". Pochi minuti dopo è sempre Gnutti che telefona a sua moglie: "Il governatore ha firmato un minuto fa e Berlusconi ha parlato in diretta con Fiorani". Di tutto questo i pm hanno chiesto conto all'ex ad di Lodi. E lui non si è tirato indietro. I magistrati nei prossimi giorni dovranno trovare riscontri. Prove. Prima di un'eventuale nuova ondata di provvedimenti.
Gianpiero Fiorani è un fiume in piena. Il procuratore aggiunto Francesco Greco alle 10 di mattina si presentano a San Vittore. L'obiettivo è chiaro: costringere Fiorani a bruciarsi i ponti alle spalle, a tradurre in rivelazioni concrete le promesse fatte nel primo verbale: l'impegno non solo di riportare in Italia i soldi, ma di fare finalmente chiarezza sulle sue operazioni, sui suoi complici, sui suoi protettori. E Fiorani non delude le aspettative. Per undici ore filate, nella saletta al pianterreno del carcere, vuota il sacco. Su più di un passaggio inchioda il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio alle sue responsabilità. Ma si spinge anche più in là. Mette a verbale molti nomi che i pm si aspettavano di sentire. Ma anche nomi nuovi, inattesi e clamorosi. Verbale, naturalmente, secretato. "Avevamo coperture politiche e giudiziarie ad altissimo livello". Questo dichiara Fiorani al giudice preliminare Clementina Forleo e ai pubblici ministeri. Fiorani rivela i nomi delle talpe che spiavano i magistrati per conto della Popolare di Lodi, di chi faceva sapere quali telefoni erano intercettati e quali no. Si parla di Tarolli e Grillo, i parlamentari di fiducia di Fazio. Certo, si domanda di Stefano Ricucci ed Emilio Gnutti, compagni di scorribande. Ma i pm hanno un'idea precisa e Fiorani la conferma in pieno durante gli interrogatori: c'era un accordo con Fazio per scalare Antonveneta. Non solo. Il rapporto durava da tempo. Il punto chiave, però, per l'accusa è un altro. E Fiorani ancora una volta risponde "sì". Fazio non si sarebbe messo così totalmente in gioco per amicizia dei "furbetti del quartierino".
Macché, spiega l'uomo di Lodi, c'era qualcuno più in alto, in grado di esercitare pressioni su Fazio. Qualcuno che avrebbe avuto interesse alla difesa dell'italianità delle banche non solo per ragioni ideali, ma anche per potersi servire dell'appoggio di Lodi per compiere altre operazioni. Una in particolare: la scalata a Rcs, il gruppo che controlla il Corriere della Sera. I pm chiedono conto a Fiorani di decine di episodi. Di colloqui telefonici intercettati. Ma su uno si soffermano in particolare: è mezzanotte e dodici minuti del 12 luglio. E' la notte del "bacio in fronte" di Fiorani al governatore Fazio, che ha appena messo la firma per l'Opa su Antonveneta. Al tavolo di un ristorante di Valeggio sul Mincio, Emilio Gnutti è seduto con il premier Berlusconi. Chiuso il telefono con il governatore, Fiorani chiama Gnutti, gli racconta dell'ok tanto atteso, parla con il Cavaliere. Gnutti è un fiume in piena e rivela a Fiorani: "Ho sentito il presidente commosso della cosa, gli ho detto che andremo avanti con Rcs e che ci deve dare una mano". Pochi minuti dopo è sempre Gnutti che telefona a sua moglie: "Il governatore ha firmato un minuto fa e Berlusconi ha parlato in diretta con Fiorani". Di tutto questo i pm hanno chiesto conto all'ex ad di Lodi. E lui non si è tirato indietro. I magistrati nei prossimi giorni dovranno trovare riscontri. Prove. Prima di un'eventuale nuova ondata di provvedimenti.