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venerdì, febbraio 10, 2006

Politica e Finanza. Al figlio di Billè il 20% della holding di Ricucci - I pm indagano per scoprire se agisse da prestanome.

Da La Stampa Web.

L’attenzione si è appuntata subito su quei due certificati al portatore, valore 2 milioni e duecentomila euro l’uno. Nei primi giorni dell’anno, gli uomini del Nucleo di polizia valutaria della Finanza avevano trovato un «tesoro», che fu ipotizzato essere la «contabilità parallela» della Magiste, la capogruppo, la società «madre» dell’impero dell’immobiliarista Stefano Ricucci. Erano 131 scatoloni di documenti, nascosti in un box di una palazzina di Zagarolo, naturalmente di proprietà di Ricucci, indagato per la scalata Rcs e per la compravendita di una immobile in via Lima, quartiere Parioli, a Roma. Quei due certificati al portatore potevano essere cambiati da chiunque li portasse alla cassa della banca. Ma tra i faldoni gli uomini della Finanza hanno trovato anche un carteggio tra lo stesso Ricucci e Andrea Billè, figlio di Sergio, che documentava il passaggio di proprietà: l’immobiliarista cedeva - era l’ottobre del 2004 - il 20% delle azioni della sua Magiste al figlio del presidente della Confcommercio, Andrea appunto. Che a sua volta pagava l’acquisto con 4 milioni e quattrocentomila euro, otto miliardi e rotti delle vecchie lire. La scoperta rappresenta sicuramente un aggravamento della situazione processuale di Sergio Billè. Quel 5 gennaio scorso, l’ex potente presidente della Confcommercio, Sergio Billè, davanti ai pm Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli che lo interrogavano per la vicenda della compravendita dell’immobile di via Lima, rispose deciso alla domanda se avesse avuto o se avesse altri rapporti di natura economica con l’immobiliarista Stefano Ricucci: «No. Nessuno». E invece la scoperta della Finanza smentisce Billè, almeno su questo punto. Gli affari erano almeno due, e il primo risaliva a due anni fa. Ovviamente, gli uomini del Nucleo di polizia valutaria della Finanza stanno lavorando per cercare di capire se le azioni della Magiste cedute da Ricucci sono nella disponibilità reale di Sergio Billè. Insomma se Andrea è soltanto un prestanome del padre. Di lui, del ragazzo, classe 1974, 32 anni, si sa che lavora ad Assitalia, nell’agenzia di via Reggio Calabria 56, a Roma. «E’ difficile che Andrea Billè possa avere la disponibilità di un capitale di otto miliardi per acquistare azioni di una società»: vanno cauti gli investigatori, anche se ovviamente sono convinti che quelle azioni sugellano un patto di affari e di amicizia che risale nel tempo tra l’ex presidente di Confcommercio e Stefano Ricucci. Eppure, fino a ieri sembrava che Billè e l’immobiliarista fossero amici. L’ex presidente di Confcommercio mise a verbale, il 5 gennaio scorso, davanti ai pm che lo indagavano per appropriazione indebita aggravata e continuata: «Ho conosciuto Ricucci nel 2002 o nel 2003, ad una manifestazione di Bmw Italia: eravamo al tavolo insieme con le rispettive consorti e nacque una istintiva e reciproca considerazione dalla quale cominciò una certa frequentazione, che poi divenne più assidua quando Ricucci, anche su mio suggerimento, si fece promotore della costituzione di una organizzazione sul tipo di quella di Confindustria». E’ la fine del 2004 quando Ricucci iniziò ad accennare a Billè alla possibilità di cedere l’immobile di via Lima per trasformarla nella sede della Confcommercio. Almeno è questa la versione ufficiale che peraltro convince poco i magistrati romani. Gli inquirenti sospettano che i fondi Confcommercio, 39 milioni di euro passati da Billè a Ricucci, dovevano servire per la scalata Rcs. Fondi che poi sono stati individuati e che erano serviti invece ad acquistare azioni Capitalia.Adesso, gli investigatori stanno cercando conferme a un nuovo scenario che sembra essersi aperto: nell’ottobre del 2004, Billè, allora potente presidente di Confcommercio, diventa socio nei fatti di Stefano Ricucci, detenendo il 20 per cento di azioni della Magiste. Questo cosa significa? Che anche Billè ha avuto voce in capitolo nel tentativo di scalata Rcs? Da dove li ha presi quei 4 milioni e quattrocentomila euro per comprare azioni Magiste? Dal «fondo del presidente»? Un pozzo senza fondo sul quale Billè faceva convergere le somme i versate dalle aziende, come contributi integrativi per i dirigenti, e che corrispondevano più o meno a 14 milioni di euro all’anno, e dal quale attingeva senza un reale controllo?